Endurance trail, 4K Val d’Aosta: L’incredibile impresa del cremisino Alessandro Avoledo

14.10.2016 12:27 di  Daniela Acciardi   vedi letture
Avoledo - Fiamme Cremisi
Avoledo - Fiamme Cremisi

Una gara podistica fra le più dure al mondo. Un percorso ad anello di ben 350 km, con un dislivello positivo di 25.000 m, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso da affrontare in regime di semi-autosufficienza. Questo il 4K organizzato dalla Regione Val D’Aosta, un endurance trail che solo gli atleti più coraggiosi possono affrontare.

Degli oltre 700 corridori alla partenza, solo 309 sono riusciti a terminare l’impresa. Uno di questi eroi è stato Alessandro Avoledo delle Fiamme Cremisi pordenonesi.

Dietro le grandi prove, c’è sempre una componente di incoscienza e proprio così Alessandro ha iniziato la sua avventura. Si è iscritto quasi per gioco, ma il destino ha voluto che il suo nome fosse sorteggiato e l’avventura è iniziata.

Il percorso, con partenza e arrivo a Cogne, ha toccato il Forte di Bard e le località turistiche di La Thuile, Courmayeur, Breuil - Cervinia, Champoluc e Gressoney, attraversando luoghi anche meno conosciuti ma di rara bellezza. Sette tappe di 50 km ciascuna, con un continuo saliscendi.

Alessandro non si è fatto intimorire, ma è andato avanti. Dopo un’avventura durata 128 ore e 12 minuti, è il 98° atleta a tagliare il traguardo, esausto e felice.

Dietro un grande uomo che compie una grande impresa c’è sempre una grande donna…

In effetti è stata Barbara, la mia compagna, ad incoraggiarmi. Praticamente è stata lei ad iscrivermi. Ha creduto in me ancora prima di me stesso.

Come ti sei preparato alla gara?

A parte qualche camminata in montagna, non mi sono preparato molto. In queste gare è molto più importante la testa, che il fisico. Il corpo ti deve supportare, ovviamente, ma è la testa la parte più delicata.

E invece come hai gestito la gara?

In queste lunghe distanze, non sai mai come puoi reagire. Alla fine di ogni tappa c’era una “base vita”, dove c’era la possibilità di riposare, fare la doccia, rifocillarsi e c’era anche un massaggiatore. Nelle basi intermedie c’era anche la possibilità di dormire fino a due ore. Il problema grosso è stato proprio il sonno. Mi sono fermato per poche ore a notte ed un paio di notti le ho anche saltate. Nel complesso me la sono anche presa comoda. L’organizzazione però è stata impeccabile. Ci hanno coccolati e ci hanno fatto sentire importanti.

Qual è stato il momento peggiore della gara?

Il mio problema più grosso è stato gestire la tensione perché superato un passo, non si sa mai quello che si può trovare dopo. Quando sono ripartito per l’ultima tappa avevo un po’ di problemi alla caviglia ed ho avuto veramente paura di non farcela. Sono stato anche fortunato, perché i disguidi sono sempre in agguato. Invece il destino ha voluto che ce la facessi. È andato tutto liscio come l’olio. Quando sono arrivato agli ultimi 3/4 chilometri è stata veramente un’estasi, perché ormai ce l’avevo fatta. Per il resto è stato bellissimo ed è passato tutto come un fulmine. Un’esperienza indimenticabile.