"Passione neroverde" a cura di Sergio Bolzonello: Essere Capitani #4, Claudio Canzian

10.05.2020 09:41 di  Redazione TuttoPordenone   vedi letture
Fonte: Sergio Bolzonello
"Passione neroverde" a cura di Sergio Bolzonello: Essere Capitani #4, Claudio Canzian

"Passione neroverde" la rubrica curata da Sergio Bolzonello edita su Il Friuli propone un simbolo della rinascita del club cittadino: Claudio Canzian.

11 luglio 1982, piazza XX Settembre, Pordenone. Nel delirio della folla festante per la vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna ci sono un ragazzino di 17 anni ed il Presidente del Pordenone Calcio. Il primo gioca nel Visinale ed ha appena vinto il campionato di seconda categoria, si chiama Claudio Canzian. Il secondo Sandro Pighin ed è Presidente da qualche settimana. Nessuno dei due immagina che 15 giorni dopo si sarebbero visti in ritiro precampionato. Canzian sa che la sua carriera sta per imboccare una strada che lo porterà oltre il mondo dei dilettanti, sa che è fortemente voluto da uno che di calcio se ne intende, quell’Ugo Granzotto direttore sportivo della Sacilese che milita in Interregionale e che ha praticamente chiuso con il Presidente del Visinale la cessione del giovane centrocampista. Non sa, Claudio, che Cino Bidoia, DS dei Ramarri, l’ha appena visto furoreggiare al torneo notturno di Visinale e che se n’è innamorato. Sta costruendo una squadra giovane per la C/2, nella stagione 82/83 l’età media dei neroverdi sarà di 22 anni, e lo vuole a tutti i costi. Lo avrà spuntandola sulla Sacilese, in quell’eterno duello tra neroverdi del Noncello e biancorossi della Livenza.

Inizia così la storia tra Claudio Canzian ed il Pordenone Calcio. Una storia lunga 18 anni. 7 stagioni da giocatore, tredicesimo nella classifica all time con 171 gettoni e 20 goal in momenti diversi della carriera, e 11 da dirigente, dal 2005/06 al 2015/16. Un ruolo fondamentale nell’acquisto del Pordenone Calcio da parte di Mauro Lovisa.

Ma andiamo con ordine.

Inizi nello Zoppola, con papà Mario come allenatore e quindi il Visinale dove, a 16 anni, fa l’esordio in Seconda categoria. E’ già forte di suo, ma lì trova alcuni vecchi draghi del calcio pordenonese che gli insegnano a stare in campo con la malizia necessaria, Ezio Maccan e Gigi Giacomini su tutti. Vincono il campionato, ma Claudio non andrà a giocarsi la Prima categoria, per lui, come abbiamo già detto, si spalancano le porte del professionismo. Per la verità l’intenzione di Bidoia era di portarlo in ritiro con la squadra e poi di farne il perno della Beretti, ma in precampionato si infortunano Vriz, Sambugaro e Semenzato. Livio Fongaro decide di lanciare nella mischia quel ragazzino sfrontato e con l’eterno sorriso stampato: titolare nelle amichevoli con Catanzaro, allora in A, e Milan. Niente male per chi 30 giorni prima giocava il torneo notturno di Visinale. Altro che Berretti, il palmares recita per la stagione 82/83 32 presenze e 2 goal. Un esordio in C/2 col botto.

L’anno seguente Canzian capisce che il calcio non è solo gioia. Il Treviso, in C/1, lo vuole a tutti i costi ed il Pordenone prima resiste, ma a novembre lo dà in prestito. Un paio di partite e poi una brutta pubalgia blocca il ragazzo sino al termine della stagione. Nonostante ciò il Treviso lo chiede in via definitiva, ma Mino Cancian, nuovo allenatore dei neroverdi, lo considera incedibile ed infatti nelle stagioni 84/85 e 85/86 Canzian giocherà 65 gare su 68, anche se saranno le ultime del suo secondo ciclo al Pordenone.

Cancian se ne va a Nocera Inferiore, in C/1, e lo porta con sé. Verranno poi 4 stagioni nel Mantova, Venezia per qualche mese, la Ternana per 4 stagioni, prima di tornare, nell’estate del 1995, tra i Ramarri.

Una carriera piena di soddisfazioni e di ricordi, a partire da quello di Angelo Di Livio, suo compagno con Firicano e Stefano De Agostini, alla Nocerina. A quei tempi, racconta Claudio, era un bulletto che, da buon romanista, voleva emulare il grande Bruno Conti. Mino Cancian gli spiegò che di Conti ce n’era uno e Di Livio, con grande determinazione, iniziò a trasformarsi in quel “soldatino” che abbiamo ammirato nella Juventus e nella Nazionale. Tra i tanti colleghi con cui ha giocato, ha parole di ammirazione per Massimo Pedrazzini, il capitano del Mantova, che gli ha fatto capire il valore dello spogliatoio unito e per Marco Negri, il centravanti della Ternana, generoso e spavaldo allo stesso tempo, capace di trascinare i compagni.

Ma è degli allenatori che ha avuto che è bello sentirlo parlare, in particolare di Mino Cancian, Mario Corso e Roberto Clagluna. Di Mino Cancian abbiamo già detto che è stato come un padre per lui. E’ la persona che l’ha trasformato da ragazzino dotato in calciatore completo. Mario Corso invece lo accoglie a Mantova nel luglio del 1987, in C/2, e sarà una delle stagioni più belle per Canzian: 34 partite su 34 disputate, 3 goal segnati e promozione in C/1. Claudio entra nella Hall of Fame del Mantova Calcio come miglior giocatore dell’anno. Corso trasmette tranquillità alla squadra e consegna al friulano le chiavi del centrocampo “virgiliano”. Quello che “il piede sinistro di Dio” lascia a Claudio Canzian dopo due stagioni è la consapevolezza nei suoi mezzi, oltre ad una sempre maggior caratura tecnica. Nel 1991, dopo mezza stagione in B con il Venezia guidato da Zaccheroni, a novembre l’approdo a Terni. Se Mantova è stata benevola con Canzian, la Ternana non è da meno, anzi. E’ subito promozione in B con le Fere, in panca Roberto Clagluna, allenatore di lungo corso che non guarda in faccia nessuno e che fa giocare solo chi non sgarra in allenamento. Questo il lascito per Claudio: rispettare le regole, reagire alle difficoltà personali e farsi sempre trovare pronto. Canzian diventa capitano dei rossoverdi e quando, l’anno successivo, la società fallisce ripartendo dall’Interregionale lui rimane. Un gesto che a Terni ancor oggi gli riconoscono.

Nel frattempo a Pordenone dal 6 luglio 1994 si è aperta l’era di Ettore Setten, con Rigo Presidente, Espanoli DS e Da Piave allenatore. E’ subito promozione in Eccellenza. Tita, confermatissimo, ritiene la squadra competitiva, ma la coppia Rigo Espanoli gli mette a disposizione una pedina per reparto: Colautti in porta, Fabbro in difesa e Gigi Scodeller in attacco.

E per il centrocampo?

Così scrive Dario Perosa nel suo “1920/1996 Pordenone Calcio. La storia dei Ramarri”: “L’oscar del mercato estivo venne però assegnato al ritorno in neroverde del centrocampista, ex professionista, Caio Canzian.”

Pochi però sanno che il passaggio dalla Ternana ai neroverdi avvenne per una fortuita circostanza. Ai primi di maggio del 95, al termine del campionato ed in attesa degli inutili play off, le Fere diedero la possibilità a Canzian di tornare a casa per un paio di settimane. Da professionista serio qual’era, Claudio chiese a Gastone Espanoli di potersi allenare con la prima squadra che non aveva ancora terminato la stagione. Il si di Espanoli fu di fatto il ritorno in neroverde di Canzian, perché non appena messo piede in spogliatoio l’intesa con Luca Cleva, Marzio e Michele Giordano e, soprattutto, con Mauro Lovisa, capocannoniere di quella stagione con 22 goal, fu immediata. Furono loro a convincerlo che lasciare la fascia di capitano delle Fere e tornare a vincere a Pordenone era la cosa giusta da fare.

Ed è così che il 24 settembre 1995, alla prima di campionato di Eccellenza, il ritorno tra i Ramarri è realtà: Pordenone Sangiorgina 3 – 1 con goal di Lovisa, Pentore e Canzian. Festa grande. Ma quella che doveva essere una cavalcata vincente verso la serie D si trasformò in un testa a testa con la Cormonese per tutto il campionato, con i bisiachi che alla fine la spuntano. Cormonese in D e Pordenone ai play off. Eliminati i Trentini del Mezzocorona, ci si gioca tutto con il Rovigo. Sconfitta per 1 – 0 in Veneto e sfida decisiva al Bottecchia il 23 giugno 1996. In uno stadio pieno all’inverosimile il goal di Pentore pareggia i conti dopo tempi regolamentari e supplementari. Sarà la lotteria dei rigori a decidere il destino dei Ramarri. La stagione si era aperta con Canzian a siglare il terzo goal contro la Sangiorgina e si chiudeva con lo stesso Canzian a realizzare il quarto rigore della serie e con Gremese a parare il penalty di Mori e sancire il ritorno in D del Pordenone. I tabellini non riportano che il quinto rigorista designato era bomber Lovisa.

Ancora due anni in riva al Noncello con la fascia al braccio e poi, a 32 anni, l’addio ai colori neroverdi.

Un paio d’anni a San Vito, uno a Fontanafredda e poi gli amici a Valvasone in Prima categoria, il primo anno da calciatore il secondo da allenatore, con Mauro Lovisa patron della società. Siamo a metà della prima decade degli anni 2000, e mentre il duo Canzian Lovisa è a Valvasone, a Pordenone l’era Setten è finita in malo modo.

Il Ramarro, ripartito dalla Promozione con Giampaolo Zuzzi Presidente e Giampaolo Zanotel Amministratore Delegato, è in Eccellenza. Zanotel, ex neroverde, è un affermato brooker assicurativo ed ha tra i propri collaboratori Canzian. E così per Claudio si riaprono le porte del Pordenone Calcio: sarà il responsabile dell’area tecnica della società di via Stadio.

Inizia una collaborazione che durerà 11 anni e che lo vedrà, tra le altre cose, protagonista nella creazione del vivaio neroverde dopo decenni di mancanza.

“Tra le altre cose” c’è il ruolo che Claudio Canzian ha avuto nel 2007 nel convincere il suo amico Mauro Lovisa a valutare la proposta di acquisizione della maggioranza delle quote del Pordenone Calcio che Zuzzi, Zanotel ed io gli facemmo. Senza quell’aiuto, forse, saremmo qui a scrivere una storia diversa.

L’ho tirata lunga e me ne scuso con i lettori, ma la storia del ragazzino di Zoppola diventato Capitano della Ternana e del Pordenone è di quelle che vanno raccontate fino in fondo, perché ancor’oggi, che di anni ne ha 55 e da quattro è Vicepresidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio del Friuli Venezia Giulia, ha lo stesso sorriso dell’82 e tiene i colori neroverdi lì, vicino al cuore.

Ed infine e come sempre:

“Forza Ramarri, forza Neroverdi, forza forza Pordenone!”