Pordenone Calcio: ramarri di nuovo fra i dilettanti. L'amarcord di Anzovino

16.06.2023 09:23 di  Redazione TuttoPordenone   vedi letture
Fonte: Il Gazzettino di Pordenone - Dario Perosa
Pordenone Calcio: ramarri di nuovo fra i dilettanti. L'amarcord di Anzovino

Ramarri di nuovo fra i dilettanti? Ai tifosi neroverdi sembra di essere tornati indietro di venti anni giusti. Come riporta la storia del Pordenone Calcio nella stagione 2002-2003 i ramarri con Ettore Setten alla presidenza e Adriano Fedele in panca ottennero una tranquilla salvezza in C2, ma a causa di inadempienze finanziarie la FIGC decise di escludere la società dal calcio professionistico e farla ripartire dal Campionato di Eccellenza Regionale. Ettore Setten lasciò la società a Lino Mungari che non riuscì a cambiare la situazione. Il 12 novembre 2003, sempre a causa di problemi economici, i giocatori non si presentarono in campo per la partita contro il Vesna. Venne decretata quindi la sconfitta a tavolino (0-3) e la squadra subì pure un punto di penalizzazione. Fedele e gran parte dei giocatori se ne andarono. Inevitabile fu la retrocessione nel campionato di Promozione con il rischio di dover ripartire dalla terza categoria. Nell’estate del 2004 però, grazie anche all’intervento dell’allora sindaco Sergio Bolzonello, la Salesiana Don Bosco, militante nel campionato di Promozione, cedette il suo titolo sportivo al Pordenone. Fondamentale nell’occasione, oltre alla disponibilità dell’allora presidente degli oratoriani Giampaolo Zuzzi (tuttora presidente onorario dei neroverdi), fu la spinta del direttore sportivo Vittorio Anzovino. Entrambi mantennero le cariche che ricoprivano nel Don Bosco anche nella rinata società neroverde. Con Da Pieve in panca il Pordenone ottenne subito la promozione in Eccellenza e successivamente in serie D. A Vittorio Anzovino, padre di Remo e Marco Anzovino, musicisti, compositori, ben noti non solo a Pordenone, ma in tutta Italia e pure all’estero, non riesce difficile comparare la situazione di allora a quella attuale.

“Penso – afferma infatti - alla serie D conquistata all’epoca in cui ero io direttore sportivo - e alla serie D chiesta ora dal collegio difensivo dell’attuale Pordenone in seguito all’istanza di fallimento presentata dalla Procura della Repubblica nei confronti del sodalizio di oggi militante in Lega Pro. In effetti – ammette con la sua consueta onestà - sono due situazioni che appartengono a fasi storiche e a dinamiche diverse. Credo e mi auguro – aggiunge - che la soluzione riportata dalla stampa possa consentire di far ripartire il Pordenone da una categoria adeguata per poter poi risalire presto ai livelli raggiunti negli ultimi anni e soprattutto preservare il patrimonio di un settore giovanile veramente importante”.

Quali possono essere le condizioni determinanti per ripartire?

“Credo – è il suo giudizio finale - che servano principalmente capitali freschi cosa che immagino implichi anche nel futuro dinamiche di gestione diverse da quelle delle ultime stagioni. In ogni caso: forza ramarri, forza neroverdi, forza Pordenone!”.