Sacilese Calcio, la triste telenovela liventina

Più che “giardino della Serenissima” la Sacile del calcio ora sembra essere proprio “Porta del Friuli” (altra denominazione storica del centro liventino). Già perché in quell’apertura ultimamente si sono infilati piemontesi e romani, con risultati, dati alla mano, sconcertanti. La “vecchia” e gloriosa Accademia del Livenza di Angiolino Cauz, poi Zirolandia di Presotto, giace oggi sul fondo. Non solo della classifica del girone C di Lega D (già matematicamente retrocessa), ma anche in quella del consenso. Tutto è nato nel febbraio del 2015 quando Mauro Zironelli se ne andò (con la Sacilese quarta a -3 dai playoff) motivando la sua decisione con l’assenza di prospettive future per la società. Quasi tutti ritennero il gesto esagerato e la conquista dei playoff con Marchetto in panca sembrava dare ragione ai critici. Invece Ziro aveva visto giusto e capito per tempo l’intenzione di mollare di Presotto-Nadal. A Sacile nessuno si mosse per aiutare nella gestione economica la società, messa quindi in vendita. I primi interlocutori furono i croati dell’avvocato Mazzarella (luglio ‘15). Fatti quattro conti rinunciarono. Poi arrivò Francesco Baù (settembre ’15) che parlò di Academy e Soccer School, ma in meno di 3 mesi “liquidò” gran parte della rosa, tagliò due allenatori (Bisioli e Siletti) e se ne andò lasciando la Sacilese ultima e morosa. L’arrivo dei “romani” (metà dicembre ’15), coadiuvati da Anellucci (procuratore di Cavani) fu salutato con sollievo anche dal sindaco Roberto Ceraolo. Dopo 100 giorni, contrassegnati dal siluramento di un altro tecnico (Lombardi), dalla nomina di un nuovo presidente (Rubino), da assegni protestati, conti bancari bloccati, lamenti dei giocatori, baruffe con l’amministrazione e dal triste ritorno della squadra nei campionati regionali, la situazione è ulteriormente peggiorata.

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