Pordenone Calcio: la nota del fan club PN Neroverde 2020
"Continua a (non) tenere banco la questione giudiziaria del Pordenone Calcio, società in coma ormai irreversibile". - inizia la nota del fan club PN Neroverde 2020 e diramata attraverso la pagina facebook ufficiale - "Il Tribunale ancora non si esprime e riguardando indietro ci fanno ridere le deadline vissute questa estate, tra grigliate, bagni e serate afose. 20 giugno, 20 agosto, inizio settembre, questione di settimane, questioni di giorni. Non si sa niente e il silenzio é ormai divenuto imbarazzante.
Il Presidente Lovisa - continua la nota - avrebbe tentato un accordo non andato a buon fine per la chiusura della vertenza con gli ex-dipendenti. Le voci si sono accavallate: un giocatore non vuole firmare per ripicca contro i numerosi prestiti, i giocatori erano tre, i senatori avrebbero convinto tutti ad accettare il piano, all'ultimo momento si sarebbero aggiunti altri soggetti che sarebbero stati legalmente in diritto a vedere i prorpri diritti tutelati. Anche qui, chiacchiere e nessuna verità. Il Presidente Lovisa avrebbe poi versato nei conti della Srl il pattuito della prima rata come gesto in buona fede. Ma il Pordenone non si iscrive, prima volta in 103 anni, ad alcun campionato; persino nel 1944-45 il Pordenone riuscì a giocare in campionati locali ed in amichevole contro una selezione della guarnigione locale dell'Ottava Armata britannica all'indomani della Liberazione. Si é parlato di serie D, di Eccellenza, di miracolo dell'ultimo momento, iscrizione sul filo di lana, rinascite di squadre fallite con cancellazioni di debiti perché altrove il calcio non é una cosa seria, ma qualcosa di più. A Pordenone, invece, oltre al conclamato disinteresse della Segheria Comunale verso i colori Neroverdi, non si fa nulla. Al pur responsabile Lovisa non vengono prospettate alternative o non gli si forza la mano per il bene del Pordenone.
L'assessore allo sport, in stile mastelliano, lancia l'esca Torre, sodalizio cittadino di lunga data che ha diritto a mantenere la sua identità. Ma la dirigenza rimanda al mittente l'invito. Ovviamente, di ricerca di altri imprenditori, come farebbe un'amministrazione cittadina che tiene al senso di comunità, non si parla più e forse era solo una boutade per far vedere che no, l'amministrazione comunale al Pordenone ci tiene.
Arriva Canzian, gloria neroverde, che in punta di diritto sportivo prospetta a Lovisa, finalmente accreditato come Presidente di società pura, una risalita dalla Terza Categoria.
Arriva pure Anzovino, ex Don Bosco che ricostruì il Pordenone grazie al sacrificio di Zuzzi. Di Pordenone si continua a non sapere nulla.
Di calcio ormai non si parla più. Il popolo calcistico sta scomparendo e si dirige verso altri lidi: basket, hockey, pallavolo. Dopo l'esilio imposto dalla vergognosa assenza di uno stadio in città, un altro esilio viene imposto ai tifosi, ancora peggiore: quello di non vedere i propri colori, nemmeno sui giornali.
Cosa é meglio?
Fallimento, nella speranza di una fusione la prossima stagione in qualche categoria regionale più alta?
Continuare con l'assetto attuale, ma con la zavorra di un debito che non farebbe altro che affossare il Ramarro?
La situazione é imbarazzante, dolorosa e vergognosa e coinvolge tutti gli attori in commedia: dirigenza, amministrazione comunale, classe imprenditoriale e Tribunale.
Decidete alla svelta, ma decidete!"