Ironman estremo. Intervista a Simone Ius, finisher dello Stone Brixia Man

18.07.2019 08:49 di  Daniela Acciardi   vedi letture
Fonte: Articolo di Mara Armellin
Fiamme Cremisi
Fiamme Cremisi

Articolo di Mara Armellin

Un ironman estremo, con le distanze prova regina del triathlon ed un percorso da “mission impossible”. Eppure, Simone Ius, classe 1987, giovane atleta delle Fiamme Cremisi e del Triathlon Sanvito, nonché studente universitario in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche ce l’ha fatta. Sabato 6 luglio ha portato a termine i 221 km dello Stone Brixia Man 2019, in sole 17 ore, 56 minuti e 8 secondi.

L’ironman estremo ha messo a durissima prova le energie fisiche e mentali dei 110 iscritti alla gara. Non ci sono né vincitori né vinti, solo un elenco di finisher: i 60 super-atleti premiati a Ponte di Legno.

Poco più della metà dei partecipanti è riuscita a chiudere le tre difficili prove.

La prima di nuoto, della lunghezza di 3,8 km, è partito da una sponda del lago d’Iseo alle 4 del mattino. Ad attenderli sulla riva opposta un faro, unico punto di riferimento per gli atleti.

La seconda in bicicletta di 175 km, nella splendida cornice della Valle Camonica, attraverso i tre passi di Aprica (1176 s.l.m), Mortirolo (1852 s.l.m.) e Gavia (2621 s.l.m.), con una ascesa totale di 4686 mt.

La terza di trail run, della lunghezza di 42 km. I primi 22 km attraverso i centri abitati di Zoanno, Prescaglio, Villa Dalegno, Temù, Valbione (1500 s.l.m.) fino a Ponte di Legno, per proseguire in salita verso il Passo del Tonale, a quota 1883 mt; qui Ius supera il controllo medico e di attrezzature, prima di iniziare gli ultimi 8 km che lo separano dal traguardo fissato a Passo Paradiso, a quota 2600 mt. Quest’ultima frazione è caratterizzata da un dislivello totale di 2341 mt.

Una vera sfida con se stessi, che il cremisino ha raccontato con sguardo sincero e sorriso contagioso.

Da quanto tempo pratichi sport e in particolare il Triathlon?

Ho iniziato a fare nuoto fin dall’asilo, poi anche a livello agonistico dalle elementari sino alle scuole medie. Poi, un po’ per lo studio e un po’ per la poca voglia, non ho fatto sport per qualche anno, per poi riprendere con un po’ di palestra e niente più. Nel 2014 ho iniziato a praticare il triathlon e non l’ho più lasciato.

Quanto tempo fa ti sei iscritto allo Stone Brixia Man 2019? Era la prima volta che affrontavi una gara di questo tipo?

Lo scorso anno, a settembre, per la prima e unica volta, ho affrontato una gara di Ironman a Cervia e in questa occasione un mio caro compagno di corse in bicicletta mi ha parlato dell’Ironman estremo “Stone Brixia Man”. Mi sono incuriosito e informato sul percorso, ma a dicembre scorso, quando mi sono deciso, le iscrizioni erano già chiuse! Per fortuna a marzo gli organizzatori hanno riaperto le iscrizioni e ho fatto il grande passo! Quindi, anche se mi vergogno un po' a dirlo, ho iniziato a preparare questa gara solo pochi mesi fa.

Da dove è partito il desiderio di affrontare una gara così impegnativa?

Un mio compagno di squadra, Gabriele Prevarin, aveva partecipato all’edizione “zero”. Il suo racconto mi ha entusiasmato ed incuriosito.

Come hai vissuto la notte prima della gara?

Ho dormito pochissimo, perché l’emozione era tanta. Ho cercato di andare a letto verso le 22, poi verso l’una di notte circa mi sono alzato per prepararmi alla partenza e mangiare qualcosa, perché alle 3 c’era l’imbarco a Sulzano con la chiatta che ci ha portato al punto d’inizio della gara.

Quale frazione ti è piaciuta di più e perché?

Non c’è una frazione che mi è piaciuta più delle altre: ognuna ha una sua peculiarità.

Il nuoto per me è stato emozionante, perché la partenza era alle 4 di notte e non avevo mai fatto una gara di nuoto al buio; ogni atleta aveva attaccata una boa luminosa per l’eventuale soccorso e l’unico punto di riferimento che avevamo era un faro che si trovava al punto di uscita dall’acqua, cioè a 4 chilometri di distanza. Ero in seconda posizione, e ad un certo punto non sono più riuscito a vedere la boa dell’atleta che nuotava davanti a me. Ho perso anche l’unico punto di riferimento che avevo, cioè il faro… perché in realtà ero uscito dalla traiettoria corretta e stavo per finire addosso ad uno yacht! Per fortuna mi sono fermato in tempo e ho raddrizzato il tiro! Quando sono arrivato sull’altra sponda stava albeggiando.

Anche la frazione bike è stata emozionante e difficile. Il paesaggio era spettacolare ma le salite erano molto dure. Gli ultimi 3 chilometri prima della discesa finale sono stati molto impegnativi, guardavo continuamente il contachilometri, praticamente ogni 100 metri, e il Passo Gavia con la successiva discesa non arrivavano mai. C’erano i ristori al km 140 e poi al km 160 e ho avuto molta sete; ho dovuto centellinare l’acqua per riuscire ad arrivare al ristoro successivo… e poi le condizioni climatiche si sono fatte più avverse, ha iniziato a fare molto freddo e tirava molta aria che mi gelava la schiena.

Il trail run di 42 km è stato anch’esso bello, emozionante, difficile e impegnativo, soprattutto nella seconda parte. Dopo il 20° chilometro, passato il ristoro di Ponte di Legno, è arrivata la parte più difficile. In salita ha iniziato a fare molto freddo e a piovere. Al Passo del Tonale – quota 1883 – c’era il check-point con il controllo medico e delle attrezzature e qui molti sono stati fermati perché in stato di ipotermia o perché ormai sprovvisti delle attrezzature adatte a proseguire il percorso, in quanto già usate a causa della pioggia e del freddo.

Quando si arriva all’ultima parte di gara, cioè gli 8 km di salita con 800 mt di dislivello, si è obbligati ad essere affiancati dall’accompagnatore indicato prima della partenza. Io avevo scelto il mio papà, atleta di grande esperienza… a sorpresa, giunti a Ponte di Legno, mentre depositavo la bici per iniziare il trail run, ha deciso di percorrere con me tutti i restanti 42 km. Per me questa è stata un’emozione unica.

Qual è stato il momento più difficile della gara e cosa hai fatto per superarlo?

Il momento più duro è stato l’arrivo al Passo del Tonale (quota 1883), dove c’era il controllo medico e delle attrezzature: faceva veramente molto freddo e pioveva e gli organizzatori ci hanno tenuti fermi per quasi un’ora… eravamo fuori all’aperto, stanchissimi, intirizziti dal freddo ed io anche molto affamato… ed ero anche molto preoccupato per mio papà e per il freddo che stava patendo.

In questo particolare momento è stato proprio lui a darmi coraggio, dicendomi che eravamo arrivati fin lì e non potevamo mollare proprio a quel punto, perché ormai ce l’avevamo quasi fatta… e così abbiamo proseguito.

Che cosa hai pensato quando hai tagliato il traguardo?

All’arrivo ero entusiasta, felice di essere arrivato alla fine con mio padre al mio fianco. Siamo arrivati al Passo Paradiso che il sole stava tramontando e tutto intorno a noi c’era la neve che illuminava il paesaggio. Era uno spettacolo meraviglioso. Subito dopo ho pensato che ero stanchissimo e che avevo una gran fame e abbiamo proseguito verso il ristoro.

Come pensi di vivere questa esperienza in futuro e quali sono ora i tuoi progetti?

Adesso sono ancora un po' frastornato… l’unico progetto che ho in mente a breve è la partecipazione all’Acquatic Runner 2019, da Grado a Lignano Sabbiadoro, agli inizi di settembre. Ho già partecipato due anni fa ed è una gara che mi è piaciuta moltissimo. Poi per il futuro… ci penserò.

Lo lasciamo, con il suo sorriso aperto e sincero, con l’augurio che possa conservare ancora per moltissimo tempo l’energia e la tenacia che lo caratterizzano oggi e che la vita gli sorrida sempre!